Ho 31 anni

"In pochi attimi sono diventata la parodia di me stessa, ho dato il mio contributo al dolore, che non è quello preconfezionato di una serie tv, o quello che diviene pura speculazione filosofica, bensì quello che è nato ogni mattina nel guardarmi allo specchio e non ritrovarmi, quello che non mi ha permesso di alzarmi dal letto, perché il taxolo strisciava come un verme nel mio corpo, quello che ha reso le mie mani ed i miei piedi neri… perché ho attraversato scalza l’inferno..." di Giada Barra

Ho 31 anni.

Il ricordo del mio matrimonio ancora vivo, dei faretti in un controsoffitto pensato e ripensato, il mio lavoro, il “22” preso di corsa per essere presto a casa… al più presto da mio marito e dal mio vecchio cane…

Questa era la mia realtà, semplice e piena, come avevo desiderato che fosse.

E poi una sera lui… una carezza, una sola d’improvviso al mio seno sinistro me l’ha fatto scoprire.

Cos’è? Carcinoma infiltrante!

Che significa? Un tumore, mastectomia… chemio…

Ecco le tre parole che hanno cambiato per sempre la mia vita.

Un risveglio in sala operatoria, un bruciore intenso a sinistra, vicino al cuore.

Solo in quel momento ho capito cosa la vita aveva deciso di rubarmi.

Il mio seno, l’amore per me stessa, che pensavo potesse svanire come nebbia con una sforbiciata ai capelli.

Si, i miei lunghi capelli neri non mi appartenevano più, inutile fardello di una vanità che non aveva più ragion d’essere.

Fatto!

In pochi attimi sono diventata la parodia di me stessa, ho dato il mio contributo al dolore, che non è quello preconfezionato di una serie tv, o quello che diviene pura speculazione filosofica, bensì quello che è nato ogni mattina nel guardarmi allo specchio e non ritrovarmi, quello che non mi ha permesso di alzarmi dal letto, perché il taxolo strisciava come un verme nel mio corpo, quello che ha reso le mie mani ed i miei piedi neri… perché ho attraversato scalza l’inferno.

Ed è stato qui che ho scelto.

Ho scelto ed ho imparato che potevo essere ancora donna in ogni mio sorriso, in un gesto, in un corpo che poteva fremere se accarezzato.

Ho voluto dare luce a questo buio cammino con dei colorati turbanti di seta, ho dissimulato uno sguardo spento con un pesante trucco nero e mi sono scoperta… ho scoperto una nuova Giada.

Intorno a me, attonita ho assistito a slittamenti e scivoloni, a salite e rapide discese, nella gerarchia dei miei affetti.

Ho colto negli occhi delle persone indifferenza e morbosa curiosità, ammirazione e paura.

Ho lasciato che tutto questo accadesse, aspettando la fine della tempesta.

Ed ora il mio ultimo passo. Un gel al silicone ridarà dignità al mio décolleté.

Preparo le ultime cose e sono pronta, vado verso Giada che ho lasciata in un letto d’ospedale il 13 dicembre e che ho rincorso in ognuna e tutte delle mie otto chemio, ritrovandola ogni volta con le sue paure, con la sua gioia e con il suo ora immenso amore per la vita.

La valigia è pronta.

Di questo viaggio porterò con me idee, cose e persone, altre lascerò irrimediabilmente che vadano via.

Chiudo gli occhi, sorrido e penso che non dimenticherò mai i miei 31 anni.