Un giorno di novembre

"Tutto questo potrebbe far pensare a una storia di terrore e invece no, è la storia di una di noi, di una donna che si ritrova con i piedi su una zolla di terra mentre il mondo attorno è crollato..." di Rossella Ciulli

Un giorno di novembre, un foglio, una parola “carcinoma”. Inizia così la storia, una storia di ansia, paura, rabbia, dolore e il mondo che nonostante tutto continua a girare.

Tutto questo potrebbe far pensare a una storia di terrore e invece no, è la storia di una di noi, di una donna che si ritrova con i piedi su una zolla di terra mentre il mondo attorno è crollato, è anche la storia di come si può tornare a vivere, sorridere, fare progetti e sognare. Io sono arrivata a “Villa delle Rose” una mattina di gennaio e mai nome mi è parso più fuori luogo, io non mi sentivo una rosa ma un ramo secco e pieno di spine, spine pronte a far male a chiunque si fosse provato a dirmi “dai tirati su, non ci pensare, è tutto passato”. Ero rientrata a lavorare da una settimana e le colleghe non riuscivano a capire come mai io volessi frequentare questo centro, per loro era tutto passato, non dovevo nemmeno parlare di quello che mi era successo, di quello che avevo provato e che continuavo a provare, non capivano e continuano a non capire perché ogni tanto piangessi, perché non riuscivo più a ridere. In casa la situazione non era diversa, sembrava di vivere alle soglie del cimitero, tutti che ti domandano come stai, ma nessuno che si chiede come mai non vuoi alzarti più dal letto, tutti che ti guardano come se fossero convinti che domani non ci sarai più. Con questo fardello sulle spalle ho varcato quel cancello, ed è stata la cosa più bella che possa aver fatto.

Il primo impatto l’accettazione, tutti sorridono, poi la visita, la dottoressa che ti ascolta, e voglio ribadire ascolta, è tanto che nessuno lo fa più. Il primo incontro con la psicologa, Alice, è difficile, io ho paura, sono sulla difensiva, arrabbiata, ma allo stesso tempo ho voglia di prendere quella mano che mi viene porta, e la prendo. Inizia la “rinascita”, con tanta paura e tanta sofferenza, i pezzi iniziano a tornare a posto, le compagne di percorso ti aiutano, gli incontri diventano un appuntamento importante, da non perdere, peccato che tutto sia intervallato da esami, controlli, oncologo, chirurgo, ma la voglia di vivere torna insieme alla voglia di lottare, di sognare, di fare programmi per il futuro. Riesci a “perdonare” le amiche che non hanno saputo starti accanto, questa cosa che finisce in oma fa paura, e ad apprezzare quelle che non credevi l’avrebbero fatto, ma la cosa più importante sei te, ti rendi conto che le cose le stai facendo per te, non per gli altri, marito figli genitori colleghi amici, ma solo per Te. Adesso varcando il cancello penso che nome non è mai stato più bello, “Villa delle Rose”, mentre attraverso il giardino mi sento davvero una rosa, piccola, un bocciolo stentato ma pur sempre una rosa. Non so come finirà questa storia, se un giorno sarà solo un brutto ricordo o se seguiranno altri capitoli, so solo che non sarò più sola, qualcuno sarà sempre al mio fianco. Grazie Villa delle Rose.